nel profondo della nostra
memoria
c’è un paese
nell’alba azzurra di questo paese, si vedono…
si vedono uomini
brandire lance,
bastoni e spade, si vedono macchine da guerra
e bandiere sventolare
nell’arrossato mattino
si vedono…
si vedono donne
ricurve sulle loro ceste,
sui panni da lavare, i mortai ed il loro dolore
nel profondo della nostra memoria
l’uomo è in affari
,
la donna al focolare
l’uomo tiene i piedi piantati per terra e la donna sogna
chimere
quando muoiono i desideri restano le buone maniere
e ciascuno sta al suo posto, nella sua casella
andiamo, ragazza mia, andare via
proprio come un ragazzo…
già, ma tu non ci pensi ! Andiamo, voliamo
via
ed anche tu, ragazzo mio, siamo pronti, andiamo
via dal vecchio ritornello
: questo lo puoi fare, questo invece no..
tu sei così e tu sei cosà…ma come puoi
pensare che un ragazzo…
ma sei solo una ragazza…
noi non guardiamo, rivediamo
nella memoria
gesti ripetuti, movimenti senza senso
senza domande
parole rimestate e senza riflesso
solo copie conformate e sfigurate per nulla smascherate,
ancor meno denudate
memorie o, se volete, solo semplici sogni
dobbiamo guardare
cercare nel profondo
delle memorie che verranno
polvere negli occhi, intrecci indifferenti
grisaglia uniforme per nascondere le nostre paure
da dove infine potrà crescere il nostro desiderio
d’essere
non più un’etichetta, il marchio d’una
fabbrica
ci avevamo creduto da sempre, l’uomo qui e la donna là…
scambiar le parti è troppo semplice ed allora almeno
guardiamo
il movimento
di ciascuno, di ciascuna che può cambiare
e le certezze
infine spazzare
come
essere uomo ? come essere donna ?
solitudine voluta, scelta stando l’uno accanto all’altra
penombra della memoria, ora esitante
domani, come…
non so se lo so
che cosa io, che cosa tu
per vedere, dobbiamo guardare
oltre il muro dello memoria
dobbiamo intrecciare gli sguardi, attoniti…meravigliarsi
inventarsi stupiti
sorprendersi, restare a bocca aperta, roba da non
crederci
con la prora della nave nella tempesta
accogliere la novità, tremando
accettare e festeggiare l’inatteso
, abbagliarsi
ma chi ci avrebbe mai creduto, il tuo sguardo sorpreso
di chi non lo sapeva, di chi non ci pensava
è questo meraviglio riflesso di sé che ci manca
e non ci si dove stupire se non facile
raccontare la memoria e dire l’oggi,
stanare il domani dai suoi nascondigli
e raccoglierlo
tra le mani e, se serve,
semplicemente dire no ,
contraddire
quel che non si dice
a forza d’essere ripetuto
come l’idea d’essere fatti
per stare al proprio posto, punto e basta
inventare lo slancio
resistere
per creare, creare per resistere
e far ridere
la vita
che tanto a da dirci
inventarsi altrimenti dobbiamo
per poterci ritrovare noi stessi, diversi
.
Bernard BACHEROT
Tradotto ed adattato da Stefano VITALE
|